• In che modo il clima influisce sull’identità delle annate?

    Il clima è un fattore che condiziona in modo diretto il risultato di ogni annata e questo è innegabile. Ogni produttore sa bene che non si può ottenere sempre lo stesso vino proprio perché il clima così caratterizzante è unico ed irripetibile ogni anno. 

    Spesso però mi rendo conto che il consumatore tende a cercare un prodotto della quale conosce e gli è famigliare il gusto, come quando siamo abituati a bere una bibita di una determinata marca e ci accorgiamo se al ristorante ci propongono una bibita simile ma differente, alla quale il nostro palato non è abituato.  

    Certo il vino non èe non deve essere paragonato ad una bibita industrialeE’ giusto che quest’ultima mantenga lo stesso sapore per poter sempre accontentare il cliente e rassicurarlo con il suo solito gusto.

    Ma il vino è espressione del territorio,

    dell’annata, del clima

    e del produttore.

    Trovo davvero interessante andare a scovare nel vino le differenti sensazioni che il clima e tutti i suoi aspetti (come le differenti temperature in particolari momenti dell’annoi millimetri di pioggia scesi, la percentuale di umidità o la differente lunghezza delle stagioni) possano manifestarsi ed andare a caratterizzare ogni annata. 

    • Annate con temperature superiori alla norma (soprattutto nel periodo che va dalla fioritura alla vendemmia) solitamente portano grappoli maturi anticipatamente e con maggiori quantità di zuccheri e di conseguenza un valore alcolico più alto della media o al contrario da annate fredde si ottengono vini tendenzialmente meno alcolici. 
    • Annate maggiormente soleggiate possono far sì che i vini che ne derivano mostrino colori più vivi ed accentuati (sempre tenendo conto delle caratteristiche di colore che ogni vitigno ha) oppure vini maggiorente scarichi di colore. 
    • Annate con giornate (specialmente verso la fine della maturazione del grappolo) con considerevoli sbalzi termici tra il giorno e la notte danno vita a vini con aromi e bouquet molto ricchi e diversificati ed allo stesso tempo eleganti e fini. 
    • Annate particolarmente favorevoli e di grande qualità sono frutto di un’ottima maturazione del grappolo (sotto diversi aspetti) e di una conseguente vendemmia effettuata nel momento migliore.

    Il clima ideale per ogni vitigno è differente, combinazione difficile da trovare e che rende unici i vini ottenuti da vitigni in esclusive parti del mondo (pensiamo appunto al Nebbiolo nella zona delle Langhe). 

     

    E’ così stimolante andare a ricercare e conseguentemente ritrovare tutti questi aspetti in un calice di vino invece di aspettarsi nel bicchiere caratteristiche uguali per ogni anno. Poter assaggiare differenti annate dello stesso vino e poter percepire le molteplici sensazioni è ciò che preferisco e ricerco.  

     

     

    Ed è quello che distingue il vino da un qualsiasi altro tipo di bevanda. 

  • I ciabot delle vigne patrimonio Unesco di Langa, Monferrato e Roero

    Qui in Piemonte noi figli di famiglie contadine e vignaiole abbiamo una parola unica che ci rimanda subito a un significato ben preciso, una parola che nel resto del mondo non esiste, o forse vorrà dire poco o niente ma che nella mia testa risuona con la voce dei miei nonni e dei miei genitori.

    Il ciabot.

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    Così lo chiamiamo in Langa. In Monferrato lo chiamano casot, ma è la stessa cosa.

    Il ciabot o casot, per chi non conoscesse il piemontese, è una piccola casetta che se ne sta in mezzo alle vigne, quasi a proteggerle e a vegliare sull’uva. In verità l’uso del ciabot è sempre stato meno poetico di quel che sembrava da fuori: era il magazzino degli attrezzi dei lavoratori delle vigne, abitato da animaletti come ragni, insetti, qualche topolino di campagna e uccelli di tutti i tipi.

    Il ciabot nasce da lì, dalle necessità quotidiane di chi lavorava la terra tutti i giorni e tutti i giorni aveva bisogno di portarsi dietro le attrezzature o ripararsi da un improvviso temporale estivo mentre si era in vigna a lavorare.

    ciabot-langa

    La soluzione è stata naturale, una piccola costruzione in muratura che potesse allo stesso tempo tenere riparo alle scorte d’acqua, di cibo o di persone.

    Alcuni dei miei ricordi di bambina mi vedono nelle calde giornate di primavera o di estate giocare a piedi scalzi e spensierata tra le vigne, e fare poi merenda nel tavolo del ciabot con pane e marmellata, pane e zucchero, o con la frutta. Quei tavoli servivano anche come momento finale delle giornate di vendemmia, quando la sera si cenava tutti insieme in vigna, stanchi, sporchi ma felici per quell’uva raccolta che dava inizio a un vino nuovo.

    I ciabot ci sono davvero ovunque tra Langhe, Roero e Monferrato.

    Ogni vigneto ha il suo guardiano in muratura che se solo potesse parlare avrebbe storie di generazioni di famiglia da raccontare, storie felici e tristi, storie di arrivi e di partenze, di vendemmie buone e di anni di crisi, di siccità, di anni difficili ma anche di anni soleggiati e sereni, di voci di bambini e di racconti di anziani.

    E il ciabot è diventato Patrimonio Unesco.

    ciabot-inveno

    Una cosa che avevamo da sempre sotto gli occhi si è rivelata un tesoro, prezioso non solo per noi ma per tutti. Bellezze semplici che narrano di un tempo in cui ancora i ritmi dell’uomo erano i ritmi della natura, e fra i due c’era una storia d’amore forte e matta.

    I ciabot, per noi piemontesi, sono così importanti che è nato un progetto formativo dal nome “Banca del Fare”, organizzato dalla no-profit Parco Culturale Alta Langa, per la trasmissione delle conoscenze teoriche e pratiche per la conservazione del patrimonio edilizio in pietra. Un progetto manuale e concreto per ristrutturare i ciabot e restituire loro nuovamente la dimensione sociale che li caratterizzava una volta.

    ciabot-inverno

    Noi piemontesi siamo fatti così: lavoriamo con la testa bassa concentrati sui frutti della nostra terra, e intanto costruiamo o abbiamo a che fare con tesori dal valore inestimabile, come i nostri ciabot, casette vive piene dell’energia della vigna.

    Se avrete modo di venire a trovarmi, vi porterò a camminare la terra e a conoscere i ciabot di Langa!

     

    Ph credits: Franco Bello Fotografie

     

  • Murazzano e l’Alta Langa: tra boschi, vigne e leggende

    Bisogna «camminare la terra», diceva Luigi Veronelli. Camminare per conoscere, per vivere in continuo movimento e per la gioia del procedere passo dopo passo.

    Così abbiamo fatto, qualche settimana fa, con i miei figli Clara, 8 anni, e Giovanni, 7, nel borgo di Murazzano: 749 metri sul livello del mare, boschi, animali e un’imponente torre medioevale, che svetta per 33 metri sul centro abitato. Il paese è definito “scudo e chiave del Piemonte” per la sua posizione strategica. È inserito nel percorso della Strada romantica di Langhe e Roero.

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    Siete mai stati in Alta Langa?

    Io ne sono innamorata. Amo quella sensazione di selvaggio che la Langa del Barolo ha perduto. Se chiudo gli occhi, poi, mi sembra di respirare l’aria di mare. Qui nasceranno le mie nuove vigne di Chardonnay e Pinot Nero con cui produrrò la mia Alta Langa docg.

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    Insieme a Clara e Giovanni, abbiamo ripercorso come fosse una favola la storia di Murazzano.

    Anticamente il borgo era quasi solo pastorizia: qui si produce un formaggio Dop molto apprezzato che ha il nome del paese, Murazzano.  È a metà tra una robiola e una toma, prodotta in piccole quantità con latte di capra delle Langhe. È anche un presidio Slow food.

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    Esiste una leggenda su questo formaggio e l’ho raccontata ai bambini che amano le storie un po’ da brivido.

    Un giovane di Murazzano, tal Giovannino, doveva sorvegliare alcune forme di Murazzano, ma si distrasse e un grosso corvo nero ne approfittò per rubargliene alcune. Per paura dei rimproveri della mamma, Giovannino inseguì il corvo fino in una zona del cebano, nota per i raduni di streghe e diavoli.  Giovannino, stanco e affamato, decise di riposarsi in capanna. Quando entrò, trovò una sorpresa: una tavola con ogni ben di dio. Allora il giovane mangiò. All’improvviso comparve il diavolo, il quale lo accusò di avergli sottratto il pranzo e gli intimò di seguirlo all’inferno. Il giovane giocò d’astuzia e gli chiese di esaudire un suo ultimo desiderio: bere un po’ di acqua fresca di pozzo. Giunti al pozzo, il diavolo si sporse per verificare la presenza dell’acqua e Giovannino ne approfittò per buttarcelo dentro. Giovannino gli promise aiuto ma in cambio della restituzione del Murazzano rubatogli. Il corvo era il diavolo. Il che dimostra come fosse ritenuto pregiato questo formaggio, se persino il diavolo ne era goloso (fonte: DOC cheeses of Italy, pp. 71-72).

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    Murazzano è un paese vivo anche sull’enogastronomia.

    Imperdibile l’aperitivo al Cafe Gianduja (tel.  0173 798013): hanno una carta dei vini importante e ben selezionata con scelte di vitigni autoctoni, anche rari. Se volete pranzare o cenare, vi consiglio la Trattoria da Lele (tel. 0173 798016), un ristorante accogliente e famigliare e un menù rigorosamente piemontese. Si sta benissimo!

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    Finisco con un pensiero di Veronelli: “Chi cammina la terra sa che l’importante non è arrivare, ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche per ricordare e rivivere la strada percorsa”.

  • Il «pianto della vite»: l’emozione della vigna che si risveglia

    Avete mai visto una vite “piangere”? Eppure accade. Se vi capita di passare tra i vigneti a marzo, fermatevi.

    Avvicinatevi a una vite potata e guardate con attenzione cosa accade: ogni 30 secondi, una piccola lacrima si forma sul taglio della potatura e cade. È un fenomeno straordinario di cui non tutti conoscono l’esistenza: lo chiamiamo il «pianto della vite». Non un pianto di dolore, bensì è un grido di vita.

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    La vite che «piange»
    @FrancoBelloFotografie

    Vediamo cosa accade.

    La pianta si risveglia dopo il riposo invernale e ricomincia il suo ciclo vitale. Le «lacrime» sono delle piccole goccioline di linfa, che risalgono il legno della vite e fuoriescono. Avviene con la ripresa dell’attività delle radici, quando nei vasi legnosi inizia appunto a risalire la linfa. È una sorta di respiro prima della nascita dei nuovi germogli.

    Ma che cosa accade alla vite da portarla a piangere?

    Il pianto della vite viene spiegato bene sul sito www.agraria.org: «La fase del germogliamento è preceduta da un fenomeno tipico della vite chiamato “pianto”, ossia l’emissione di liquido dai vasi xilematici a livello dei tagli di potatura: ciò è dovuto da una parte alla riattivazione del metabolismo degli zuccheri – la trasformazione di amido in zuccheri semplici – e alla conseguente riattivazione della respirazione cellulare e dall’altra all’elevato livello di assorbimento che caratterizza le radici, che tocca il massimo proprio in questa fase».

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    Foto Franco Bello Fotografie

    Di cosa è composto il «pianto»?

    Varia da vitigno a vitigno, ma in generale possiamo dire che è un insieme elementi minerali, composti organici, zuccheri e acidi.

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    Foto Franco Bello Fotografie

    Come si fa a sapere quando «piange» la vite?

    Bella domanda! È impossibile saperlo con esattezza, ma da alcuni studi agronomici indicativamente accade sempre poco dopo la metà di marzo. Per fortuna il fenomeno, dura qualche giorno. Quest’anno non perdetevelo: è un’esperienza emozionante!  Anche questo è essere vignaioli!

    pianto-vite

    Foto Franco Bello Fotografie

     

  • 5 motivi per visitare la mia cantina (anche quando fa freddo)

    Eccomi qui al termine di una lunga giornata, ricca come sempre di tanto lavoro nella gestione della mia azienda agricola e non solo.

    Mi capita spesso di raccontare ad amici le mie giornate e la loro risposta è sempre la stessa: “Sara, ma come fai a fare tutto? Sì, bella domanda! Ogni tanto me lo chiedo anch’io come faccio. Ne ho parlato qualche tempo fa nel mio blog la mia azienda, 4 figli ed un marito rappresentano in realtà la mia energia per affrontare con gioia e serenità tutte le mie sfide quotidiane

    Proprio con l’arrivo della stagione fredda, quando la lunga estate, che culmina con la vendemmia di settembre, è ormai alle spalle mi piace ripensare a tutto il lavoro degli ultimi intesi mesi e alle tante persone che hanno visitato la mia cantina durante la bella stagione.

    Ogni degustazione è un momento unico

    Ogni persona, ogni degustazione è un momento particolare. Accolgo winelovers (…e non solo) da ogni parte d’Italia e del mondo in un momento di incontro che va ben oltre la semplice degustazione di vino. Sono degli attimi di scambio in cui il mio desiderio è costruire una comunità. Un gruppo di persone che aumenta anno dopo anno, che viene una prima volta e poi una seconda fino a quando, quasi senza accorgersene si instaura un rapporto di amicizia e la degustazione diventa un appuntamento fisso anno dopo anno per rivedersi e raccontarci tante cose con un buon bicchiere di vino.

    Ho pensato allora di condividere qui con te 5 motivi per cui visitare la mia cantina, (anche quando si è nel pieno dell’autunno o dell’inverno) che per me sono davvero molto importanti:

    1. Bere vino, un ottimo vino. Sembra scontato ma non lo è. Una visita in cantina deve avere come momento centrale la degustazione del vino! Se questo non è buono si rischia di perdere molto della magia del momento. Il vino che produco è frutto del lavoro e della passione di tutti coloro che lavorano nella mia azienda. Grazie a questo impegno abbiamo ricevuto molti riconoscimenti internazionali che ci danno lo stimolo per migliorare ed offrire sempre un prodotto migliore.
    2. Conoscere la storia della mia azienda. A partire da mio nonno Ernesto Saffirio fino a me, da oltre due secoli coltiviamo la vigna e raccontiamo questo territorio attraverso i nostri vini. Amo definire questo racconto una meravigliosa avventura in terra di Langa, fatta di passione ed amore. Una storia che mi emoziona ogni volta che la racconto a coloro che desiderano ascoltare.
    3. Godere di un territorio unico. La mia azienda è a Monforte d’Alba, siamo nelle Langhe, un patrimonio UNESCO. Sono orgogliosamente parte di questo territorio e se mi verrai a trovare scoprirai non solo vini unici ma, anche, paesaggi collinari da cartolina. Durante la scorsa estate ho proposto alcuni itinerari nella zona che possono essere fatti anche in autunno o in inverno. Ogni stagione nelle Langhe ha delle sue peculiarità che meritano di essere viste. Scopri i miei itinerari:
    4. Scoprire la mia cantina ecosostenibile. Un progetto molto importante che ho realizzato è la modernizzazione della mia cantina, una struttura progettata per integrarsi nel paesaggio rurale e ridurre l’impatto ambientale. Tutto l’edficio è stato studiato per ottimizzare il lavoro e le risorse. Una cantina in armonia con il suo territorio che si sposa con la mia idea di viticoltura sostenibile.
    5. Partecipare ai miei progetti. Ho sempre inteso la mia attività di produttrice di vino come un qualcosa che andasse ben oltre la vigna. Significa per me avere cura del mio territorio. Faccio questo investendo sempre in nuovi progetti. Una delle iniziative di cui sono particolarmente fiera è Adotta un filare, ne ho parlato ad ottobre nel mio blog. Aderendo a questo progetto entrerai a fare parte della mia comunità di adottanti, che si prendono cura di un prezioso filare e contribuirai a partecipare alla salvaguardia di un ambiente unico, tutelando le tradizioni e le pratiche necessarie alla nascita di un vero Barolo DOCG.

    Se desideri prenotare una degustazione nella mia cantina, clicca qui e potrai vivere in prima persona i 5 punti che ti ho appena raccontato! Se ripenso a quello che ho appena scritto ora posso spiegare come faccio a fare tutto. La passione per tutto quello che faccio mi permette di affrontare con il sorriso i mille impegni della mia giornata di mamma, imprenditrice e moglie e una parte del merito è tuo! Con le tue visite in cantina, nei momenti di ritrovo con i miei adottanti capisco che tutto quello che sto facendo ha un senso.

    Ti aspetto!

  • Un itinerario per l’estate: 3 castelli nelle Langhe

    Bentornato all’ormai consueto appuntamento estivo dedicato ai percorsi del nostro territorio. A giugno e luglio mi ero soffermata su due itinerari alla scoperta di Alta e Bassa Langa, oggi vediamo un nuovo itinerario tematico dedicato a 3 importanti castelli presenti in Langa. Nel sinuoso intrecciarsi di dolci colline e vigne, dominano l’orizzonte queste imponenti fortezze medievali che sono un patrimonio del nostro paesaggio culturale.

    Castello di Monticello D’Alba

    Il nostro itinerario parte da qui, a pochi chilometri da Alba, troviamo il castello di Monticello, uno dei meglio conservati di tutta la zona. La sua origine è molto antica e risale all’anno Mille. Il castello è di proprietà della famiglia Roero di Monticello dal 1372.
    Il Castello oggi si presenta strutturato su tre piani, ciascuno con una sala da visitare. Abbiamo una sala delle armi, dove è possibile vedere un’esposizione di armi appartenenti a diverse epoche storiche, successivamente troviamo la sala dedicata ai quadri con i ritratti della famiglia Roero, infine abbiamo un ampia sala da biliardo. Si può visitare anche il giardino che conserva la sua originale struttura trecentesca.
    La peculiarità architettonica del castello è la presenza di tre torri che presentano una pianta differente: una torre ha forma quadrata, una rotonda ed una ottagonale.
    Per visitare il castello qui troverai tutte le informazioni.

    Castello di Grinzane Cavour

    Poco distante da Monticello troviamo Grinzane con il suo famoso castello. La sua posizione tra vigne e colline lo rende ancora più imponente, un baluardo a protezione del territorio. Ospitò Camillo Benso Conte di Cavour che lo trasformò in centro di produzione vitivinicola d’eccellenza.

    Il castello, oltre all’innegabile bellezza architettonica che si inserisce perfettamente nel contesto paesaggistico, merita una visita perchè è sede di numerose attrazioni. All’interno è possibile trovare:

    • L’enoteca Regionale Piemontese Cavour: oltre a vini e distillati della zona, vi è una ricca selezione di prodotti locali che vanno dalle confetture fino all’aceto di moscato.
    • Museo delle Langhe: un museo dedicato al territorio. Le visite sono condotte dallo stesso Conte di Cavour che ti guiderà alla scoperta del maniero. Se sei nelle vicinanze ad agosto qui trovi le date del mese in cui è prevista la visita guidata.
    • Ristorante: se desideri concederti anche un’esperienza gastronomica, il castello ha al proprio interno un esclusivo ristorante curato dallo Chef Marc Lanteri in cui vengono abbinati sapori di stagione a vini pregiati che solo le langhe possono offrire.

    Inoltre dal 1999 il castello è sede, nella stagione autunnale, della ormai tradizionale asta mondiale del tartufo bianco. Un evento che vede la partecipazione di appassionati da tutto il mondo per aggiudicarsi i migliori tartufi della stagione.

    Non dimenticare questo castello perché, oltre ad essere un patrimonio UNESCO, è veramente un gioiello, per informazioni su contatti ed orari di visita qui trovi tutte le informazioni per organizzare al meglio la tua visita.

    Castello di Barolo

    A 10 minuti da Grinzane ecco un’altra suggestiva fortezza: il castello di Barolo. Il maniero sorge nel bellissimo paese di Barolo che dà il nome al famoso vino piemontese famoso in tutto il mondo. Il castello ha una storia molto antica che risale al X secolo. Attualmente è sede del WIMU, ovvero il museo del vino. Un’originale immersione nella cultura di questo prodotto che ti coinvolgerà dalla terrazza panoramica fino alle cantine storiche del castello. Il vino viene scoperto in un percorso tematico che spazia tra arte, cultura e tradizioni locali. La visita si snoda tra 25 sale espositive divise in 5 piani.

    Se visiti il castello, non perdere l’occasione di fare un giro suggestivo tra le vie di Barolo, oltre alla bellezza del paese circondato da colline e vigneti, potrai trovare il Museo del Cavatappi. Un percorso che racconta la storia di un oggetto tanto piccolo quanto fondamentale per degustare una buona bottiglia di vino. Nella visita si possono osservare fino a 500 cavatappi provenienti da tutto il mondo che vanno dal 1600 ad oggi.

    Visita la nostra cantina

    Al termine di questo giro tra 3 meravigliosi castelli a soli 10 minuti da Barolo potrai venirci a trovare. L’azienda Agricola Josetta Saffirio sorge poco distante da Monforte d’Alba. Saremo aperti fino al 19 agosto e ti aspettiamo per una gustosa merenda langarola: i nostri migliori vini accompagnati da affettati e formaggi del territorio. Un momento di relax in cui ci potrai raccontare il tuo viaggio e visitare la nostra cantina. Mi piace creare un rapporto autentico con coloro che decidono di visitare la mia azienda,  ascoltando e raccontando i molti progetti che ci vedono protagonisti. Amo il mio territorio e adoro raccontarlo e condividerlo con chi desidera scoprirlo.

    Se desideri scoprire visitare la nostra azienda puoi contattarci direttamente ad info@josettasaffirio.com oppure cliccando sul pulsante qui sotto

  • Un itinerario per l’estate: da Montelupo Albese a Monforte d’Alba

    Dopo l’itinerario che ti ho proposto a giugno, ecco un altro percorso per visitare il nostro territorio e scoprire nuove località. A Luglio ho pensato ad un giro tra Alta e Bassa Langa, dove storia, arte e cultura si fondono con distese di vigneti e panorami da cartolina. Sì, le Langhe sono tutto questo!

    Da Montelupo Albese a Rodello

    Puoi partire da Montelupo Albese, un piccolo borgo situato sovrastato dalle montagne e posto su un colle. Il suo nome sembra derivare proprio dai lupi che, secondo un’antica leggenda, abitavano quest’altura. Il paese si caratterizza per la bellezza del suo paesaggio. Situato a circa 600 mt. sul livello del mare permette di godere di panorami incantevoli: dall’arco alpino occidentale in cui spicca il Monviso fino alle verdi colline che lo circondano. Salendo oltre si può visitare un altro borgo pittoresco chiamato Rodello. Sorge sulla cresta di una collina, si caratterizza per l’aria salubre e anche qui troviamo un panorama generoso e rinfrancante. La chiesa dell’Immacolata Concezione è oggi sede del Museo di Arte Sacra Contemporanea “Dedalo Montali”. Un museo d’arte moderna e religiosa che è un pezzo unico nel panorama locale e nazionale. Se oltre ad amare i panorami mozzafiato sei appassionato d’arte ti consiglio di non perdere l’occasione di visitare Rodello.

    Sinio e Roddino

    Scendendo verso la Valle Talloria incontriamo Sinio. Piccolo borgo arroccato sulle verdi colline. Anticamente chiamato Sineum oggi è un centro rurale e turistico. Si estende sulle colline della Bassa Langa ed è circondato da vigneti e noccioleti. Ti segnalo che la pro loco nella stagione estiva organizza passeggiate notturne ed il 14 agosto c’è la “Notte delle Masche” festa da non perdere se siete nei paraggi! Il paese si trasforma in un borgo magico.
    Proseguendo il nostro percorso si arriva a Roddino, tra Alta e Bassa langa, dove anticamente passava l’antica via del sale. Colpisce subito l’occhio l’ampia distesa di vigneti di Dolcetto e Nebbiolo che circondano il paese e lo rendono un luogo di assoluto fascino da cui vale la pena passare.

    Monforte d’Alba

    Il percorso si conclude a Monforte d’Alba, territorio in cui ha sede anche la nostra azienda. Ci troviamo in piena Langa del Barolo. Come abbiamo visto nell’itinerario di giugno Monforte è una piccola perla di storia nel cuore di questo territorio. La piazza del paese, grazie alla sua conformazione particolare, durante il periodo estivo si trasforma in un auditorium che è sede di eventi culturali. In particolare ti segnalo che nei mesi di luglio ed agosto vi sono numerosi concerti di musica. Se ti capita di essere in zona durante uno di questi ti suggerisco di non perdere l’occasione! Una cornice unica al mondo che nei mesi estivi diventa ancora più magica, creando un’atmosfera unica legata al paesaggio.

    Visita la nostra cantina

    A pochi chilometri da Monforte puoi trovare la nostra cantina, dove potrai goderti una dolce sosta. Sarà bellissimo accoglierti tra le botti in cui lentamente si affinano i nostri vini e parlare con te delle bellezze che hai visitato durante il tuo percorso, dandoti anche nuovi spunti per il tuo viaggio.
    La visita alla nostra cantina sarà un’esperienza sensoriale completa, assaggiando i nostri vini accompagnati da gustosi taglieri di salumi e formaggi locali. Sarà un’occasione per unire la bellezza del paesaggio al piacere della degustazione, un’unione ideale di tutto quello che questo splendido territorio può offrire ai nostri visitatori. Potrai così conservare un ricordo vivo della tua esperienza.

    Per maggiori informazioni puoi scriverci ad info@josettasaffirio.com oppure direttamente cliccare sul pulsante qui sotto.

     

     

  • La mia idea per gli studenti dello IED: ReWineD

    La mia idea per gli studenti dello IED: ReWineD

    ReWineD: nuova vita agli oggetti della cantina

    La produzione del vino ha sempre comportato l’utilizzo di diversi materiali da imballo. Dalle bottiglie di vetro, che sono uno degli elementi più importanti, passando dalle botti fino a tappi e scatole di legno più o meno grandi. Molte volte mi sono chiesta come riutilizzare questi materiali. Ho sempre pensato che fosse possibile dare loro nuova vita per rendere ancora più virtuoso e sostenibile tutto il procedimento. La mia idea era di farmi promotrice di un progetto che potesse in qualche modo portare l’attenzione sul tema del riciclo legato ad un altro concetto molto importante: la sostenibilità ambientale. Ho sempre inteso il mio lavoro di produttrice di vino in un senso più ampio che andava oltre la mia azienda e si concretizzava anche nella cura e nel rispetto del territorio. Come amo spesso affermare:

    “Essere contadino significa vivere la grande responsabilità della terra che abbiamo ereditato e che lasceremo ai nostri figli.”

    Perché lo IED?

    Ho rivolto la mia idea ai futuri designer dello IED di Torino. Chi meglio di loro poteva darmi una risposta? Ecco che così è nato ReWineD! Recycled Wine Design ovvero dare nuova vita agli oggetti di scarto della cantina. Convertire ciò che non è più utile ai nostri scopi produttivi in nuovi oggetti funzionali per altri campi o applicazioni. Grazie alla collaborazione con lo IED di Torino ho istituito una borsa di studio che premierà il progetto migliore. Verranno coinvolti nove studenti del secondo anno del corso di Product Design dell’ Istituto Europeo di Design che saranno coordinati dal Docente Giorgio Ceste. Il vincitore verrà scelto da una giuria composta da designer, architetti e giornalisti di settore.

    Un progetto che ho voluto fortemente

    Si tratta di un proposito che ho nel cuore da tempo e del quale sono particolarmente orgogliosa. La mia azienda ha scelto la strada del biologico dal 2004 e sono pertanto molto interessata a tutte le possibili attività che vanno verso una maggiore sostenibilità sia dal punto di vista delle lavorazioni in cantina, sia per il riciclo dei materiali utilizzati. Un altro aspetto mi rende particolarmente soddisfatta: questa iniziativa ha fatto nascere nuove alleanze sul territorio. È entrato in partnership con ReWineD anche Italia Bellissima un network di architetti e artigiani italiani che lavorano nel settore edilizia-decoro creato dall’architetto astigiano Andrea Capellino. Questo è un segno di come tali tematiche siano sempre più sentite e possano diventare un collettore per lo sviluppo di reti virtuose.

    Chi vincerà?

    Propongo quindi una sfida ai giovani designer e sono veramente curiosa di scoprire quale sarà il progetto più bello e funzionale realizzato con i materiali della nostra cantina. Riuscire a sviluppare questo progetto significa molto per me perchè, al di là di chi sarà proclamato vincitore, credo di essere riuscita a mettere in moto un processo che ha coinvolto importanti interlocutori e potrà generare significative ricadute. Volete sapere chi vincerà? Seguite il mio blog e lo scoprirete! La premiazione avverrà venerdì 4 maggio presso la nostra Cantina!

  • A cena, in Cantina con il Produttore

    A cena, in Cantina con il Produttore

    Venerdì 23 febbraio ore 18.00
    Azienda Agricola Josetta Saffirio
    Località Castelletto, 39 – 12065 Monforte d’Alba (CN)

    Una cena ed un’esperienza unica

    Venerdì 23 febbraio si terrà presso la cantina Josetta Saffirio una cena speciale condotta dallo chef Matteo Morra, a cui va il mio sentito ringraziamento per il prelibato menù, che ha l’obiettivo di esaltare i nostri Barolo del 2014, Riserva 2012 e Barolo DOCG del 2014. Il mio desiderio è stato fin dall’inizio quello di regalare ai nostri ospiti un momento unico. Un incontro tra la nostra cantina ed i sapori dello Chef che non appaghi solo il palato ma che sia un’esperienza di degustazione completa. Unire la scoperta della cantina e dei nostri vini con un menù altamente ricercato che sappia esaltarne l’abbinamento, è quello che vorremmo offrire a coloro che parteciperanno.

    Il programma della serata

    L’avvicinamento alla cena inizierà con una visita alle cantine condotta da me, in cui potrete vedere dove e come nascono i vini Josetta Saffirio. Sarà un grande piacere accogliervi nel cuore dell’azienda e raccontarvi la nostra storia, passeggiando fra le botti in cui silenziosamente matura il nostro vino.
    Successivamente, al termine della visita, ci sarà un aperitivo direttamente in bottaia, nella magica quiete ed atmosfera in cui si affinano i vini suggellando un ideale incontro tra la cantina e la tavola. Al termine dell’aperitivo avrà inizio la cena con una selezione di portate appositamente ideate e create dallo Chef.

    Il menù della serata

    Aperitivo in bottaia:

    • Rana pescatrice, cavolo nero e spuma di patate
    • Vitello tonnato
    • Capunet di salsiccia e ricotta
    • Insalata russa
    • Toma, sedano e nocciole

    In abbinamento Nebbiolo d’Alba Spumante Brut Rosé 2015

    A Tavola:

    • Risotto al blue di bufala, castagne e riduzione al Marsala
    • Maialino in crosta di langa e crema di topinambur
    • Selezione di Formaggi
    • Tarte Tatin alle mele annurca e salsa alla vaniglia

    Vini:

    Info e prenotazioni

    Se siete incuriositi o iniziate ad avere un certo languorino che vi solletica il palato sappiate che la cena ha un numero limitato di posti. Per partecipare è sufficiente andare sul nostro sito o cliccare direttamente qui.

    Per informazioni aggiuntive sull’evento potete contattarci telefonicamente o via mail:

    • + 39 0173 787278
    • info@josettasaffirio.com
  • Tajarin al sapore di mare: l’estate è arrivata nella cantina Josetta Saffirio

    Tagliolini al vino bianco con cozze, totani e salmone affumicato

    Un primo piatto estivo dal gusto stuzzicante

    Durante la stagione estiva, non c’è niente di meglio che riunirsi con amici e parenti e trascorrere delle ore piacevoli mangiando assieme, condividendo pranzi e cene in terrazza.
    Oggi vorrei raccontarti una ricetta a cui sono molto legata perché unisce a meraviglia il profumo di uno dei fiori all’occhiello della nostra cantina Josetta Saffirio, il Langhe DOC Rossese Bianco, assieme alla freschezza del pesce, un connubio perfetto per questi mesi caldi: ti spiego come fare i tagliolini al sapore di mare con cozze, salmone e totani sfumati al vino bianco.
    Il vino che uso in cottura è caratterizzato da un bouquet agrumato molto fresco e gradevole, con sentori di cedro, pompelmo rosa e arancia caramellata, su un tappeto vegetale di erba appena tagliata. È perfetto per questo primo piatto, esalta le note di limone e il carattere brioso del prezzemolo e delle spezie, ingredienti estivi e rinfrescanti.
    Il Langhe Doc Rossese Bianco viene realizzato grazie alle meravigliose uve dei nostri vigneti che si trovano nella grandiosa terra di Langa, a Monforte d’Alba, in Piemonte, terreni su cui affondano le nostre radici ormai da duecento anni e cinque generazioni.
    Io e i mie familiari e collaboratori amiamo i nostri vigneti e vogliamo tramandare i valori della genuinità, dei legami con il territorio e dell’attaccamento alle radici. Ci impegnarsi nella sostenibilità della produzione e nello spirito eco-solidale attento all’ambiente e alla genuinità del suo prodotto.
    Per questo la vendemmia delle uve avviene manualmente in piccole cassette e adoperiamo processi naturali come una volta, con lieviti indigeni autoctoni e strutture nel pieno rispetto della tradizione.
    Questo piatto che ti propongo mi piace particolarmente perché custodisce il legame con la mia regione Piemonte: i tagliolini sono un formato di pasta fresca tipico di queste zone, la mia lingua regionale li chiama “tajarin” e la cucina locale li accompagna spesso al tartufo.
    In questa ricetta che io, Sara, ti racconterò, sono in una versione estiva molto fresca ed appetitosa. Ecco una lista puntuale di tutto quello che ti occorre:

    Ingredienti ( per 4 persone )

    – 400 gr di tagliolini di pasta fresca all’uovo;
    – 3 bicchieri di vino bianco, io ti suggerisco il Langhe Doc Rossese;
    – 250 gr di totani;
    – 250 gr di salmone affumicato;
    – 300 gr di cozze;
    – 1 porro;
    – qualche spicchio di aglio;
    – 1 peperoncino;
    – 1 fettina di zenzero fresco;
    – 3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva;
    – 1 cucchiaio di farina;
    – il succo di 1 limone biologico
    – la sua scorza;
    – qualche pomodorino ciliegino o datterino;
    – abbondante acqua di cottura per amalgamare;
    – una generosa dose di prezzemolo fresco;
    – sale e pepe q.b.

    Preparazione dei tagliolini

    Prima di tutto inizia pulendo accuratamente il pesce, cominciando dalle cozze; tienile in ammollo in acqua gelata per una decina di minuti e passale sotto il getto corrente, raschiando la parte esterna con l’apposita spazzola, per eliminare la sabbia e ogni eventuale impurità.
    Trita finemente il porro e soffriggilo in una padella con l’olio evo, poi aggiungi le cozze pulite e chiudi con il coperchio, cuocendo a fiamma medio – alta. Dopo qualche minuto i gusci si aprono, aggiungi i bicchieri di vino, il prezzemolo e il succo di limone, un pizzico di sale e pepe e la farina. Mentre le cozze cuociono, lava i totani e asciugali nella carta assorbente, poi tagliali ad anelli. Aggiungili alla padella e unisci anche il salmone affumicato.
    Lascia asciugare il sugo e dà la nota piccante con l’aglio, il peperoncino e lo zenzero fresco che donerà un guizzo molto fresco e speziato, in accordo perfetto con il gusto agrumato del limone.
    Lessa in una pentola i tagliolini in abbondante acqua salata e scolali al dente, tenendo indietro la cottura di qualche minuto: ricordati di conservare un bicchiere di acqua di cottura. Versa la pasta nella padella con il pesce e inizia a mantecare il tutto aggiungendo di tanto in tanto qualche cucchiaio dell’acqua salata dove hai cotto i “tajarin“. Si formerà un sughetto molto gustoso ed invitante, una crema che abbraccerà la pasta fresca e la renderà irresistibile.
    Aggiungi infine i pomodorini tagliati in due che daranno una nota acidula e ancora più fresca ai “tajarin” in versione estiva.
    È ora di servire i tuoi tagliolini ancora fumanti, aggiusta di pepe, aggiungi una manciata di prezzemolo fresco, la scorza di limone, un filo di olio extra vergine d’oliva e il piatto è pronto!
    Per una variante ancora più golosa puoi aggiungere una noce di burro o della panna da cucina, magari vegetale e più digeribile: il risultato sarà ancora più cremoso ed appetitoso. Buon appetito!