• La leggenda delle Masche, donne selvatiche come me

    Mi ricordo bene di quando ero piccola e mia nonna, nei freddi pomeriggi invernali mi raccontava le storie delle

    Masche.

    Sono sempre stata un po’ spaventata e allo stesso tempo incuriosita da questi racconti che avevano sempre come protagoniste donne, alle quali erano affibbiati poteri magici. Mi raccontava di donne che vivevano sole, con gatti neri e animali notturni che le seguivano quando uscivano, verso l’imbrunire per mandare maledizioni e sortilegi di tutti i tipi.

    Potevano, grazie ai loro riti, influenzare la sorte del raccolto, della vendemmia o addirittura della salute delle persone del paese.

    A loro si dava la colpa di una terribile siccità, di un’improvvisa malattia del bestiame o di sfortunati incidenti nei campi. Erano anche in grado di far sparire e ricomparire le cose nei luoghi più strani, quante volte infatti ho sentito pronunciare la frase

    “Aj sun le masche!!”

    quando mia nonna non riusciva più a trovare gli occhiali;

    “ma nonna gli hai appoggiati in testa” le facevo notare ridacchiando io.

    Ma oggi non vi voglio parlare di quello che la gente raccontava, bensì di come ho iniziato a pensarla io, crescendo. Come vi ho scritto prima la maggior parte delle donne che venivano additate come Masche erano donne sole che nella vita avevano avuto qualche sventura o semplicemente avevano deciso che preferivano vivere a modo loro, senza dare importanza ai commenti delle persone riguardo il loro stile di vita.

    Ebbene sì, queste figure che tanto spaventavano le persone “normali” io le definirei anticonformiste, libere e coraggiose.

    Molto spesso l’indipendenza e le scelte controcorrente possono spaventare chi queste parole non solo non le conosce, ma le teme. Figuriamoci poi se a comportarsi in questo modo è addirittura una donna.

    Donne selvatiche che fanno scelte ardite e che non vivono seguendo i dettami, per accontentare una persona (padre, marito o chiunque esso sia). Bensì seguendo il proprio volere, anche a costo di essere viste come streghe dai loschi intenti.

    Sono convinta che la leggenda delle Masche sia nata perché le conoscenze scientifiche su vari argomenti come la medicina, la veterinaria o l’agronomia erano ancora molto scarne. Non si riusciva a dare una spiegazione razionale agli eventi allora si cercava un colpevole, il  “perché”  fosse accaduta questa o quell’altra sciagura. La cosa più semplice e più sbrigativa da fare era dunque trovare qualcuno da incolpare, meglio se donna, solitaria e con uno stile di vita stravagante se non totalmente al di fuori degli usi e costumi di un tempo.

     

    Le donne hanno da sempre dovuto lottare il doppio per ottenere tante libertà che oggi consideriamo scontate: scegliere i propri vestiti, se sposarsi e con chi sposarsi, il proprio lavoro, insomma avere libertà di scelta sulla proprio vita.

    Ed è forse grazie anche alle Masche che oggi possiamo decidere di vivere la nostra vita come meglio crediamo, compiere delle scelte contro corrente che viste con gli occhi di tante altre persone che dall’epoca delle masche non ci sono mai usciti.

    Ben vengano dunque donne con poteri forti come il coraggio, la caparbietà e uno spirito rivoluzionario pronte a sfidare qualsiasi preconcetto e superstizione!

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  • I ciabot delle vigne patrimonio Unesco di Langa, Monferrato e Roero

    Qui in Piemonte noi figli di famiglie contadine e vignaiole abbiamo una parola unica che ci rimanda subito a un significato ben preciso, una parola che nel resto del mondo non esiste, o forse vorrà dire poco o niente ma che nella mia testa risuona con la voce dei miei nonni e dei miei genitori.

    Il ciabot.

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    Così lo chiamiamo in Langa. In Monferrato lo chiamano casot, ma è la stessa cosa.

    Il ciabot o casot, per chi non conoscesse il piemontese, è una piccola casetta che se ne sta in mezzo alle vigne, quasi a proteggerle e a vegliare sull’uva. In verità l’uso del ciabot è sempre stato meno poetico di quel che sembrava da fuori: era il magazzino degli attrezzi dei lavoratori delle vigne, abitato da animaletti come ragni, insetti, qualche topolino di campagna e uccelli di tutti i tipi.

    Il ciabot nasce da lì, dalle necessità quotidiane di chi lavorava la terra tutti i giorni e tutti i giorni aveva bisogno di portarsi dietro le attrezzature o ripararsi da un improvviso temporale estivo mentre si era in vigna a lavorare.

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    La soluzione è stata naturale, una piccola costruzione in muratura che potesse allo stesso tempo tenere riparo alle scorte d’acqua, di cibo o di persone.

    Alcuni dei miei ricordi di bambina mi vedono nelle calde giornate di primavera o di estate giocare a piedi scalzi e spensierata tra le vigne, e fare poi merenda nel tavolo del ciabot con pane e marmellata, pane e zucchero, o con la frutta. Quei tavoli servivano anche come momento finale delle giornate di vendemmia, quando la sera si cenava tutti insieme in vigna, stanchi, sporchi ma felici per quell’uva raccolta che dava inizio a un vino nuovo.

    I ciabot ci sono davvero ovunque tra Langhe, Roero e Monferrato.

    Ogni vigneto ha il suo guardiano in muratura che se solo potesse parlare avrebbe storie di generazioni di famiglia da raccontare, storie felici e tristi, storie di arrivi e di partenze, di vendemmie buone e di anni di crisi, di siccità, di anni difficili ma anche di anni soleggiati e sereni, di voci di bambini e di racconti di anziani.

    E il ciabot è diventato Patrimonio Unesco.

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    Una cosa che avevamo da sempre sotto gli occhi si è rivelata un tesoro, prezioso non solo per noi ma per tutti. Bellezze semplici che narrano di un tempo in cui ancora i ritmi dell’uomo erano i ritmi della natura, e fra i due c’era una storia d’amore forte e matta.

    I ciabot, per noi piemontesi, sono così importanti che è nato un progetto formativo dal nome “Banca del Fare”, organizzato dalla no-profit Parco Culturale Alta Langa, per la trasmissione delle conoscenze teoriche e pratiche per la conservazione del patrimonio edilizio in pietra. Un progetto manuale e concreto per ristrutturare i ciabot e restituire loro nuovamente la dimensione sociale che li caratterizzava una volta.

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    Noi piemontesi siamo fatti così: lavoriamo con la testa bassa concentrati sui frutti della nostra terra, e intanto costruiamo o abbiamo a che fare con tesori dal valore inestimabile, come i nostri ciabot, casette vive piene dell’energia della vigna.

    Se avrete modo di venire a trovarmi, vi porterò a camminare la terra e a conoscere i ciabot di Langa!

     

    Ph credits: Franco Bello Fotografie

     

  • Murazzano e l’Alta Langa: tra boschi, vigne e leggende

    Bisogna «camminare la terra», diceva Luigi Veronelli. Camminare per conoscere, per vivere in continuo movimento e per la gioia del procedere passo dopo passo.

    Così abbiamo fatto, qualche settimana fa, con i miei figli Clara, 8 anni, e Giovanni, 7, nel borgo di Murazzano: 749 metri sul livello del mare, boschi, animali e un’imponente torre medioevale, che svetta per 33 metri sul centro abitato. Il paese è definito “scudo e chiave del Piemonte” per la sua posizione strategica. È inserito nel percorso della Strada romantica di Langhe e Roero.

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    Siete mai stati in Alta Langa?

    Io ne sono innamorata. Amo quella sensazione di selvaggio che la Langa del Barolo ha perduto. Se chiudo gli occhi, poi, mi sembra di respirare l’aria di mare. Qui nasceranno le mie nuove vigne di Chardonnay e Pinot Nero con cui produrrò la mia Alta Langa docg.

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    Insieme a Clara e Giovanni, abbiamo ripercorso come fosse una favola la storia di Murazzano.

    Anticamente il borgo era quasi solo pastorizia: qui si produce un formaggio Dop molto apprezzato che ha il nome del paese, Murazzano.  È a metà tra una robiola e una toma, prodotta in piccole quantità con latte di capra delle Langhe. È anche un presidio Slow food.

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    Esiste una leggenda su questo formaggio e l’ho raccontata ai bambini che amano le storie un po’ da brivido.

    Un giovane di Murazzano, tal Giovannino, doveva sorvegliare alcune forme di Murazzano, ma si distrasse e un grosso corvo nero ne approfittò per rubargliene alcune. Per paura dei rimproveri della mamma, Giovannino inseguì il corvo fino in una zona del cebano, nota per i raduni di streghe e diavoli.  Giovannino, stanco e affamato, decise di riposarsi in capanna. Quando entrò, trovò una sorpresa: una tavola con ogni ben di dio. Allora il giovane mangiò. All’improvviso comparve il diavolo, il quale lo accusò di avergli sottratto il pranzo e gli intimò di seguirlo all’inferno. Il giovane giocò d’astuzia e gli chiese di esaudire un suo ultimo desiderio: bere un po’ di acqua fresca di pozzo. Giunti al pozzo, il diavolo si sporse per verificare la presenza dell’acqua e Giovannino ne approfittò per buttarcelo dentro. Giovannino gli promise aiuto ma in cambio della restituzione del Murazzano rubatogli. Il corvo era il diavolo. Il che dimostra come fosse ritenuto pregiato questo formaggio, se persino il diavolo ne era goloso (fonte: DOC cheeses of Italy, pp. 71-72).

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    Murazzano è un paese vivo anche sull’enogastronomia.

    Imperdibile l’aperitivo al Cafe Gianduja (tel.  0173 798013): hanno una carta dei vini importante e ben selezionata con scelte di vitigni autoctoni, anche rari. Se volete pranzare o cenare, vi consiglio la Trattoria da Lele (tel. 0173 798016), un ristorante accogliente e famigliare e un menù rigorosamente piemontese. Si sta benissimo!

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    Finisco con un pensiero di Veronelli: “Chi cammina la terra sa che l’importante non è arrivare, ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche per ricordare e rivivere la strada percorsa”.

  • Adotta un filare: all’origine del Barolo

    Siamo nelle Langhe, dove i vigneti abbracciano le colline ed il profumo dell’uva si mescola con quello della terra, regalandoci scorci di grande emozione. Da questo scenario unico non poteva che nascere un vino speciale e famoso in tutto il mondo, simbolo del nostro territorio: Il Barolo DOCG.

    Questo vino nasce da un lungo processo che parte dalla vigna, continua con la vendemmia, l’affinamento e termina con l’imbottigliamento.

    Hai mai pensato a quanto lavoro c’è dietro ogni bottiglia di Barolo?

    Immagina di vivere tutto questo in prima persona: entrare con me nel nostro vigneto, essere protagonista di un’esperienza unica che si tramanda di generazione in generazione fatta di manualità, passione e pazienza.

    Immagina di assaggiare direttamente dalla pianta le uve di Nebbiolo, imparando e scoprendo tutto ciò che ruota intorno alla produzione del vino: dal vigneto alla cantina.

    Immagina la sensazione di degustare un vero Barolo DOCG di qualità che proprio tu hai contribuito a far nascere seguendo passo dopo passo la sua vita, le lavorazioni ed infine il momento più ricco di significato: la vendemmia. Tutto questo ha un nome: è il progetto Adotta un filare!

    Perché ho voluto fortemente il progetto Adotta un filare

    Adotta un filare nelle langhe è un’iniziativa che ho voluto fortemente per fare comprendere meglio a tutti coloro che amano il vino, cosa c’è dietro la produzione di una bottiglia di Barolo. Aderendo a questo progetto potrai scoprire da protagonista il dietro le quinte della mia cantina. Significa essere con me dalla vigna fino alla vendemmia passando per l’affinamento ed infine l’imbottigliamento.

    Potrai toccare con mano il risultato dei prodotti del tuo filare, ricevendo una cassa di vino, il tuo vino. Sì, perché diventerai adottante di un filare che avrà il tuo nome sulla testata e ti aggiornerò mensilmente via e-mail su tutte le lavorazioni che farò durante l’anno.

    “Adotta a distanza un filare nelle Langhe e vivi in prima persona l’esperienza di coltivare, far crescere e produrre un vino d’eccellenza come il Barolo DOCG.

    Sara Vezza.”

    Adotta un filare significa salvaguardia di un territorio

    Adotta un filare di Josetta Saffirio è molto di più che regalarsi delle bottiglie di vino, è una scommessa che ho deciso di giocare in prima persona: partecipare alla salvaguardia di un ambiente unico, tutelando le tradizioni e le pratiche necessarie alla nascita di un vero Barolo DOCG. Aderendo a questo progetto entrerai a fare parte della comunità di adottanti, che come te si prendono cura di un prezioso filare.

    Mi sono da sempre fatta promotrice di azioni che possano avere una ricaduta positiva su tutto il mio territorio ed Adotta un filare rappresenta tutto questo: coinvolgere coloro che amano il vino per andare oltre al calice e creare una comunità che abbia a cuore i miei stessi valori di rispetto e cura della terra.

    Una scommessa che posso dire di avere vinto poiché in meno di due anni, più di 50 persone da tutto il mondo hanno già aderito a questo progetto e mi accompagnano ogni mese nel mio lavoro.

    Adotta un filare: come aderire

    Se desideri aderire anche tu per vivere da vicino questa fantastica esperienza, puoi farlo cliccando direttamente qui oppure scrivendomi ad info@josettasaffirio.com, sarò lieta di fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno.

    Cosa è incluso nell’adozione del filare?

    • Nome e cognome dell’adottante sul filare e nel certificato di adozione.
    • 6 bottiglie di Barolo DOCG che provengono dal filare che hai adottato e 6 bottiglie di altri vini prodotti dalla mia azienda.
    • potrai sempre visitare la cantina quando vorrai (previa prenotazione) con degustazione gratuita dei miei vini migliori ed una selezione di prodotti tipici locali.
    • Sconto del 10% sull’acquisto di bottiglie di vino in cantina.
    • aggiornamenti costanti su tutte le fasi di lavorazione del tuo vino direttamente nella tua e-mail.
    • Eventi dedicati agli adottanti e molto altro….

    Ti aspetto nella mia comunità di adottanti per vivere un’avventura meravigliosa di cui saremo protagonisti insieme, uniti dalla passione e dall’amore per un vino simbolo delle Langhe.

  • Un itinerario per l’estate: 3 castelli nelle Langhe

    Bentornato all’ormai consueto appuntamento estivo dedicato ai percorsi del nostro territorio. A giugno e luglio mi ero soffermata su due itinerari alla scoperta di Alta e Bassa Langa, oggi vediamo un nuovo itinerario tematico dedicato a 3 importanti castelli presenti in Langa. Nel sinuoso intrecciarsi di dolci colline e vigne, dominano l’orizzonte queste imponenti fortezze medievali che sono un patrimonio del nostro paesaggio culturale.

    Castello di Monticello D’Alba

    Il nostro itinerario parte da qui, a pochi chilometri da Alba, troviamo il castello di Monticello, uno dei meglio conservati di tutta la zona. La sua origine è molto antica e risale all’anno Mille. Il castello è di proprietà della famiglia Roero di Monticello dal 1372.
    Il Castello oggi si presenta strutturato su tre piani, ciascuno con una sala da visitare. Abbiamo una sala delle armi, dove è possibile vedere un’esposizione di armi appartenenti a diverse epoche storiche, successivamente troviamo la sala dedicata ai quadri con i ritratti della famiglia Roero, infine abbiamo un ampia sala da biliardo. Si può visitare anche il giardino che conserva la sua originale struttura trecentesca.
    La peculiarità architettonica del castello è la presenza di tre torri che presentano una pianta differente: una torre ha forma quadrata, una rotonda ed una ottagonale.
    Per visitare il castello qui troverai tutte le informazioni.

    Castello di Grinzane Cavour

    Poco distante da Monticello troviamo Grinzane con il suo famoso castello. La sua posizione tra vigne e colline lo rende ancora più imponente, un baluardo a protezione del territorio. Ospitò Camillo Benso Conte di Cavour che lo trasformò in centro di produzione vitivinicola d’eccellenza.

    Il castello, oltre all’innegabile bellezza architettonica che si inserisce perfettamente nel contesto paesaggistico, merita una visita perchè è sede di numerose attrazioni. All’interno è possibile trovare:

    • L’enoteca Regionale Piemontese Cavour: oltre a vini e distillati della zona, vi è una ricca selezione di prodotti locali che vanno dalle confetture fino all’aceto di moscato.
    • Museo delle Langhe: un museo dedicato al territorio. Le visite sono condotte dallo stesso Conte di Cavour che ti guiderà alla scoperta del maniero. Se sei nelle vicinanze ad agosto qui trovi le date del mese in cui è prevista la visita guidata.
    • Ristorante: se desideri concederti anche un’esperienza gastronomica, il castello ha al proprio interno un esclusivo ristorante curato dallo Chef Marc Lanteri in cui vengono abbinati sapori di stagione a vini pregiati che solo le langhe possono offrire.

    Inoltre dal 1999 il castello è sede, nella stagione autunnale, della ormai tradizionale asta mondiale del tartufo bianco. Un evento che vede la partecipazione di appassionati da tutto il mondo per aggiudicarsi i migliori tartufi della stagione.

    Non dimenticare questo castello perché, oltre ad essere un patrimonio UNESCO, è veramente un gioiello, per informazioni su contatti ed orari di visita qui trovi tutte le informazioni per organizzare al meglio la tua visita.

    Castello di Barolo

    A 10 minuti da Grinzane ecco un’altra suggestiva fortezza: il castello di Barolo. Il maniero sorge nel bellissimo paese di Barolo che dà il nome al famoso vino piemontese famoso in tutto il mondo. Il castello ha una storia molto antica che risale al X secolo. Attualmente è sede del WIMU, ovvero il museo del vino. Un’originale immersione nella cultura di questo prodotto che ti coinvolgerà dalla terrazza panoramica fino alle cantine storiche del castello. Il vino viene scoperto in un percorso tematico che spazia tra arte, cultura e tradizioni locali. La visita si snoda tra 25 sale espositive divise in 5 piani.

    Se visiti il castello, non perdere l’occasione di fare un giro suggestivo tra le vie di Barolo, oltre alla bellezza del paese circondato da colline e vigneti, potrai trovare il Museo del Cavatappi. Un percorso che racconta la storia di un oggetto tanto piccolo quanto fondamentale per degustare una buona bottiglia di vino. Nella visita si possono osservare fino a 500 cavatappi provenienti da tutto il mondo che vanno dal 1600 ad oggi.

    Visita la nostra cantina

    Al termine di questo giro tra 3 meravigliosi castelli a soli 10 minuti da Barolo potrai venirci a trovare. L’azienda Agricola Josetta Saffirio sorge poco distante da Monforte d’Alba. Saremo aperti fino al 19 agosto e ti aspettiamo per una gustosa merenda langarola: i nostri migliori vini accompagnati da affettati e formaggi del territorio. Un momento di relax in cui ci potrai raccontare il tuo viaggio e visitare la nostra cantina. Mi piace creare un rapporto autentico con coloro che decidono di visitare la mia azienda,  ascoltando e raccontando i molti progetti che ci vedono protagonisti. Amo il mio territorio e adoro raccontarlo e condividerlo con chi desidera scoprirlo.

    Se desideri scoprire visitare la nostra azienda puoi contattarci direttamente ad info@josettasaffirio.com oppure cliccando sul pulsante qui sotto

  • Un itinerario per l’estate: da Montelupo Albese a Monforte d’Alba

    Dopo l’itinerario che ti ho proposto a giugno, ecco un altro percorso per visitare il nostro territorio e scoprire nuove località. A Luglio ho pensato ad un giro tra Alta e Bassa Langa, dove storia, arte e cultura si fondono con distese di vigneti e panorami da cartolina. Sì, le Langhe sono tutto questo!

    Da Montelupo Albese a Rodello

    Puoi partire da Montelupo Albese, un piccolo borgo situato sovrastato dalle montagne e posto su un colle. Il suo nome sembra derivare proprio dai lupi che, secondo un’antica leggenda, abitavano quest’altura. Il paese si caratterizza per la bellezza del suo paesaggio. Situato a circa 600 mt. sul livello del mare permette di godere di panorami incantevoli: dall’arco alpino occidentale in cui spicca il Monviso fino alle verdi colline che lo circondano. Salendo oltre si può visitare un altro borgo pittoresco chiamato Rodello. Sorge sulla cresta di una collina, si caratterizza per l’aria salubre e anche qui troviamo un panorama generoso e rinfrancante. La chiesa dell’Immacolata Concezione è oggi sede del Museo di Arte Sacra Contemporanea “Dedalo Montali”. Un museo d’arte moderna e religiosa che è un pezzo unico nel panorama locale e nazionale. Se oltre ad amare i panorami mozzafiato sei appassionato d’arte ti consiglio di non perdere l’occasione di visitare Rodello.

    Sinio e Roddino

    Scendendo verso la Valle Talloria incontriamo Sinio. Piccolo borgo arroccato sulle verdi colline. Anticamente chiamato Sineum oggi è un centro rurale e turistico. Si estende sulle colline della Bassa Langa ed è circondato da vigneti e noccioleti. Ti segnalo che la pro loco nella stagione estiva organizza passeggiate notturne ed il 14 agosto c’è la “Notte delle Masche” festa da non perdere se siete nei paraggi! Il paese si trasforma in un borgo magico.
    Proseguendo il nostro percorso si arriva a Roddino, tra Alta e Bassa langa, dove anticamente passava l’antica via del sale. Colpisce subito l’occhio l’ampia distesa di vigneti di Dolcetto e Nebbiolo che circondano il paese e lo rendono un luogo di assoluto fascino da cui vale la pena passare.

    Monforte d’Alba

    Il percorso si conclude a Monforte d’Alba, territorio in cui ha sede anche la nostra azienda. Ci troviamo in piena Langa del Barolo. Come abbiamo visto nell’itinerario di giugno Monforte è una piccola perla di storia nel cuore di questo territorio. La piazza del paese, grazie alla sua conformazione particolare, durante il periodo estivo si trasforma in un auditorium che è sede di eventi culturali. In particolare ti segnalo che nei mesi di luglio ed agosto vi sono numerosi concerti di musica. Se ti capita di essere in zona durante uno di questi ti suggerisco di non perdere l’occasione! Una cornice unica al mondo che nei mesi estivi diventa ancora più magica, creando un’atmosfera unica legata al paesaggio.

    Visita la nostra cantina

    A pochi chilometri da Monforte puoi trovare la nostra cantina, dove potrai goderti una dolce sosta. Sarà bellissimo accoglierti tra le botti in cui lentamente si affinano i nostri vini e parlare con te delle bellezze che hai visitato durante il tuo percorso, dandoti anche nuovi spunti per il tuo viaggio.
    La visita alla nostra cantina sarà un’esperienza sensoriale completa, assaggiando i nostri vini accompagnati da gustosi taglieri di salumi e formaggi locali. Sarà un’occasione per unire la bellezza del paesaggio al piacere della degustazione, un’unione ideale di tutto quello che questo splendido territorio può offrire ai nostri visitatori. Potrai così conservare un ricordo vivo della tua esperienza.

    Per maggiori informazioni puoi scriverci ad info@josettasaffirio.com oppure direttamente cliccare sul pulsante qui sotto.

     

     

  • Un itinerario per l’estate: da Sale San Giovanni a Monforte d’Alba

    L’estate si avvicina! Nonostante le piogge, scese copiose nel mese di maggio, la bella stagione sta finalmente arrivando. Le langhe sono un territorio meraviglioso e ricco di bellezze paesaggistiche, enogastronomiche e storico-culturali. Queste caratteristiche lo rendono gradevolmente visitabile in ogni periodo dell’anno.

    In particolare l’estate permette di godere pienamente di tutte le bellezze locali accompagnate da un clima gradevole che renderà la vostra visita indimenticabile. Per questo motivo ho pensato ad alcuni itinerari che ti consiglierò qui nel mio blog durante tutta l’estate alla scoperta di borghi e paesaggi seducenti per rendere indimenticabile la tua visita nel nostro territorio.

    Sale San Giovanni

    La prima tappa del nostro percorso è Sale San Giovanni, situato su un territorio collinare a circa 600 metri sul livello del mare. Il paese è famoso per essere la “Provenza delle Langhe”! Ebbene si, Il piccolo centro dell’Alta Langa è famoso per le sue splendide distese di lavanda. Se desideri fare un tour, qui trovate una mappa con tutte le piantagioni visitabili. Ti consiglio una visita proprio a giugno perché proprio in questo mese assisterai alla fioritura delle piante e potrai godere di uno spettacolo naturalistico unico. Inoltre dal 22 al 24 giugno 2018 Sale San Giovanni ospita “Non solo Erbe” una rassegna dedicata alle piante officinali ed alle erbe aromatiche che anima il paese di eventi e visite guidate. Qui trovi il programma dell’evento.

    Murazzano

    Salendo da Sale San Giovanni eccoci a Murazzano, a circa 700 metri sul livello del mare. Il paese è famoso per la sua torre medievale, alta ben 33 metri, che domina il centro abitato. Per chi lo desidera è visitabile. Ti consiglio una visita perché dalla sua cima si gode di un panorama veramente incredibile. Dalla torre potrai vedere anche i terreni che, da poco, sono diventati proprietà della nostra azienda per sviluppare un ambizioso progetto (a lungo termine) sulle bollicine e sui bianchi. Si tratta di un corpo unico di 16 ettari, davvero impressionate!

    Poco distante da Murazzano c’è il Parco Safari delle Langhe. Lungo un percorso di 5 km, percorribile con l’auto, potrai vedere dal vivo numerose specie di animali (sono circa 350) ospiti del parco. Se al termine del percorso ti viene fame, fai un giro alla Trattoria da Lele, dove potrai trovare un’atmosfera familiare per gustare gli autentici sapori delle Langhe.

    Dogliani

    Dopo Murazzano, scendendo, troviamo Dogliani. Piccolo centro della Bassa Langa famoso in tutto il mondo per il suo Dolcetto, merita assolutamente una visita. Oggi il paese si contraddistingue per la presenza di due centri storici ben distinti. Da una parte c’è il castello e dall’altra il borgo. Ti consiglio di concederti una passeggiata lungo le vie di Dogliani potrai ammirare la torre civica dell’Orologio e, tra gli edifici di maggior interesse, vi sono il Santuario della Madonna delle Grazie e la Chiesa dell’Immacolata. Non perderti la “Bottega del Vino Dolcetto di Dogliani” che si trova negli scantinati medievali del Palazzo Municipale e raggruppa il meglio della produzione locale della Cantina del Dolcetto di Dogliani Mi raccomando non lasciare Dogliani prima di avere degustato un buon bicchiere di Dolcetto ed aver ammirato il panorama dalla meravigliosa “Piazza del Belvedere”.

    Monforte D’alba

    Terminata la visita a Dogliani ti consiglio di prendere la strada di San Luigi per raggiungere Monforte. Si tratta di una strada posta sulla cresta della collina che permette di godere di un panorama impagabile. Ultima tappa di questo itinerario è Monforte d’Alba, territorio in cui ha sede anche la nostra azienda. Ci troviamo in piena Langa del Barolo. L’impianto medievale del centro storico che si sviluppa intorno al castello è caratterizzato da vie molto strette e caratteristiche che ti inviteranno ad una breve passeggiata. Dall’antico castello è stato ricavato il palazzo nobiliare dei Marchesi Scarampi del Cairo. Inoltre troviamo la poderosa torre romanica che è quello che rimane dell’antica chiesa medievale, abbattuta agli inizi del 900. La caratteristica unica della piazza centrale del paese è la sua forma ad anfiteatro. Proprio per questa conformazione è stata trasformata in un auditorium estivo intitolato al pianista polacco Horszowski che lo inaugurò nel 1986. Durante la bella stagione è sede di numerosi eventi da concerti di musica a spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche. La sera sarete sommersi nella luce soffusa di un palcoscenico fuori dal tempo.

    Si scende poi al borgo prendendo il sottopasso a destra della piazza, un cunicolo caratteristico per una leggenda popolare che, secondo la tradizione, sarebbe animato da fantasmi, da gemiti e lamenti. Le anime dei Càtari che molti anni fa popolavano il colle. Proprio il castello di Monforte, edificato nel Medioevo, fu un centro di predicazione dell’eresia càtara. La fortezza venne presa ed incendiata intorno al 1208 dall’Arcivescovo di Milano.

    Visita la nostra Cantina

    Anche la nostra azienda si trova a Monforte, uno degli 11 Comuni che producono Barolo. Da cinque generazioni siamo vignaioli e con grande passione produciamo vino, con attenzione alla qualità e profondo rispetto per la terra che coltiviamo. In pochi minuti potrai raggiungerci e visitare la nostra azienda. Saremo lieti di accoglierti e parlarti della storia della nostra cantina guidandoti tra le curiosità della nostra produzione, dalla vendemmia fino all’etichettamento. Sarà un grande piacere averti con noi in azienda e passeggiare tra le botti tra cui silenziosamente matura il vino. Immersi nella natura che ci circonda degusterai i nostri vini accompagnati da gustosi taglieri di salumi e formaggi locali. Sarà l’occasione per parlare dei luoghi che hai visitato e suggerirti nuove mete nella nostra meravigliosa terra di Langa.

    Per maggiori informazioni e per le prenotazioni puoi scriverci ad info@josettasaffirio.com oppure direttamente cliccare sul pulsante qui sotto.

     

     

  • Le Langhe piemontesi, i colori di una terra regina di eccellenze

    Identità ed eccellenza nelle Langhe

    Il territorio delle Langhe piemontesi, pittoresco angolo geologico collinare a cavallo di un Piemonte che si protende verso la Liguria offrendo scenari pittorici, appartiene all’immaginario collettivo generando immediatamente immagini retoriche legate ai gusti ed ai sapori delle eccellenze locali.
    Vini, oli, tartufi, piccoli frutti di bosco, nocciole di alta qualità, prodotti della pasticceria e della cioccolateria italiana: tra queste colline, nei nomi di importanti famiglie storicamente dedite alla produzione di eccellenze e tipicità di alto valore gastronomico, si sono impressi i marchi e le ricchezze, punta di un iceberg nemmeno troppo sommerso.
    Al di sotto di questo smeraldino iceberg, le Langhe sono terra di cultura, identità storica, conservazione della propria tipicità, gastronomica ma anche artistica.
    Un territorio che da secoli, sottovoce, mantiene inalterato il proprio contrassegno, confortevole territorio di un’Italia non ancora del tutto arresa alla globalizzazione produttiva, piuttosto, al contrario, in grado di proporre se stessa protagonista e non vittima dei mercati.
    Nelle Langhe il concetto d’identità e appartenenza alla propria terra sono le cromosomiche fondamenta di persone silenti, come i colli nei quali la vita scorre con tempi moderni ma ancora legati ai tempi arcaici della qualità della vita, conseguentemente dei cibi, delle produzioni vinicole, dolciarie.
    Ciò è fondamentale: se le Langhe avessero accettato i dettami moderni dell’industria rivolta allo sfruttamento ed alla completa modernizzazione dei processi, anche per questo territorio si sarebbero spalancate le porte del declino, ma la scelta di questi paesini collinari, è stata quella, piuttosto, di conservarsi nel tempo, imporsi come riferimento e non subire il millennio.

    Le Langhe, un angolo felice in cui il tempo si è fermato

    Se non proprio fermato, il tempo tra i borghetti ed i villaggi langaroli ha saputo rallentare per conservare estetiche e tradizioni, concedendosi la possibilità di esistere all’interno di concetti di tempi di vita ancora legati al proprio passato, all’interno del quale mantenere elevato lo standard non solo produttivo ma esistenziale.
    Se in questo millennio avanza prepotente l’esigenza di un ridimensionamento nei tempi di vita, diversi e più umani, soprattutto nelle città o nei grandi paesi, nelle Langhe questi valori non hanno mai perso la potenzialità di essere input di vita per gli abitanti di Alba, Barolo, Grinzane Cavour, Torre Bormida, Cassinasco, e per tutti quei minuscoli borghi, più o meno noti, che caratterizzano questi dolci colli ameni.
    Il territorio propone i propri borghi come antichi monili incastonati in un pavet dai mille toni del verde e dell’ocra, su e giù per i colli, tra strade silenti e viottoli nel quale è ancora possibile ascoltare e non parlare, tra i richiami di allodole ed usignoli, luoghi nei quali la splendida upupa è ancora visibile senza troppa difficoltà se non la voglia di ricercarla ed ammirarla.
    In questa atmosfera sospesa tra fiaba e realtà (meravigliosi i colori dell’autunno nelle mille tonalità graduate tra il rosso, i gialli, gli ocra ed i verdi che si smorzano con l’approssimarsi dell’autunno) la vita scorre con ritmi ancora umani ed il tessuto sociale per molti aspetti mantiene salde le annuali occasioni d’incontro nelle sagre e nelle fiere, spesso tematiche, a volte curiose, veri musei anche gastronomici di una cultura arcaica nei sapori.

    Sulla strada del Barolo e del tartufo

    Proprio nei mesi della vendemmia i colori nelle vigne esplodono la bellezza cromatica di una natura gentile e fiabesca: tra le ordinate righe dei filari dei vini, i boschetti ai margini invitano al passeggio tra i dolci sentieri che collegano i borghi al di fuori delle carreggiate principali.
    Proprio in quei borghi, ogni anno, migliaia di persone ‘subiscono’ il richiamo di sagre e inviti alle degustazioni ed alle visite nelle aziende, tra certezze gastronomiche e scoperte di prodotti davvero appartenenti all’archeogastronomia, un lascito importante da non dimenticare.
    Al cospetto di Sua Maestà il Tartufo bianco d’Alba, l’incontro annuale è proprio nel periodo in cui il profumo di questo finto tubero si esalta rendendo al massimo il piacere olfattivo: nel Cortile della Maddalena della cittadina eletta capitale delle Langhe, Alba, migliaia di compratori, turisti, langaroli, si radunano per assistere agli spettacoli, degustando le eccellenze locali, soprattutto vinicole, ma è ‘re Tartufo’ a calamitare l’attenzione soprattutto sui banchi nei quali sono esposti i vincitori, i pezzi da novanta dell’anno.
    Più costosi di alcuni diamanti, questi particolari funghi del genere ‘tuber’, sono assoluti ambasciatori nel mondo di tipicità, non solo della Langhe ma di tutta l’Italia delle eccellenze.
    Se in autunno il re Tartufo è al centro dell’interesse mondiale che nel cuore di Alba palpita in fantasie culinarie e commerci di stampo antico, la primavera vede esposti, ed al centro dell’attenzione, gli altri regnanti della zona: i Vini.
    Vinum è la rassegna dedicata soprattutto alla grande Enoteca delle Langhe e del Roero, corretta definizione di questa regione. Nell’autunno precedente vendemmia e mostatura, hanno focalizzato l’attività vinicola nei campi e nelle aziende: la primavera è il momento dell’esposizione, degli accordi commerciali, della scommessa su quali vini puntare sull’annata aggiudicandosi quei vini, i quali, invecchiati nel tempo, diverranno ulteriori gioielli da custodire nelle più pregiate e raffinate cantine del mondo.
    Sua maestà il Barolo si propone ogni anno a fianco di altri vitigni leggendari e rinomati come il Barbaresco, il Moscato, il Barbera (o se lo volete chiamare nelle terminologia piemontesi ‘la Barbera’), così come il rarissimo e rinomato Erbaluce, vino particolare dalle note olfattive di legno ed agrume.
    In questo trionfo di profumi la cucina langarola danza al fianco dei suoi vini con piatti dal sapore deciso (per poter tenere testa al carattere di quei vini schietti ed aromatici).
    Non solo tartufo ma anche formaggi, a pasta molle come le gustose tome, oppure invecchiati per aumentarne consistenza e sapore, ideali se accompagnati dai mieli locali, soprattutto di tiglio e castagno, o dalle marmellate di frutti di bosco, i piccoli frutti di cui le Langhe è ta i maggiori produttori.
    Agnolotti, bolliti, gran fritti misti e la classica bagna cauda (o caoda), sono espressione di una cucina antica e tradizionale che sopravvive con impeto, grazie alla sua peculiare qualità, in questo millennio rivolto alle fusioni culinarie. La tradizione vince sempre ed alla fine di un pasto così appagante non possono mancare i prodotti della pasticceria piemontese, elaborata o semplice.
    D’altronde cacao e nocciole tritate, zucchero e grassi amalgamati assieme, dalle Langhe a tutto il mondo hanno una sola parola.
    Indovinate quale…
  • NEBBIOLO NOBLESSE: UNA TRADIZIONE DATATA 1787

    Lunedì 26 Giugno, nel cuore della città di Alba, ha avuto luogo la manifestazione intitolata “Nebbiolo Noblesse”: l’evento, che si è svolto all’interno del Palazzo di Banca d’Alba, è riuscito a coinvolgere venti produttori di vino del Piemonte e Valle d’Aosta con lo scopo di dare vita a una nuova iniziativa.

    In degustazione, come lo ricorda il nome stesso dell’evento, erano presenti esclusivamente spumanti a base di Nebbiolo, un vitigno autoctono che si presta molto bene sia alla produzione di grandi vini rossi come il Barolo e il Barbaresco, sia alla spumantizzazione. La giornata di approfondimento dedicata alle bollicine è stata suddivisa in due parti: la prima parte, dalle 12:00 alle 18:00, è stata dedicata a ristoratori, enotecari, giornalisti, sommelier e operatori professionali, mentre nella seconda parte, dalle 18:00 alle 20:00, si è svolto un aperitivo di assaggi liberi e degustazioni aperto al pubblico con un biglietto al costo di 20€.

    Il Nebbiolo, vitigno simbolo delle Langhe, è un’uva adatta a realizzare Metodo Classico, grazie a qualità come l’acidità di base, la struttura e la longevità. La spumantizzazione ha alle spalle secoli e secoli di storia anche se questo vino è stato riscoperto solo recentemente da produttori di Piemonte e Valle d’Aosta. Infatti il primo documento riguardante il Nebbiolo risale al 1787 e si tratta di un resoconto sulla visita del presidente americano Thomas Jefferson che “alloggiando all’hotel Angleterre beve vino rosso di Nebbiolo, trovandolo vivace come lo Champagne”. Il Nebbiolo, grazie anche all’evento che vuole valorizzare gli spumanti realizzati proprio con questo vino, diventa un punto di incontro e di confronto tra produttori di zone che, dal punto di vista della tradizione, sono stati sempre distanti per tipologia di produzione. Inoltre, dal 2010, un gruppo di sei aziende porta avanti il progetto Nebbione: un metodo classico 100% Nebbiolo che riposa 45 mesi sui lieviti. Oggi la produzione di bollicine di Nebbiolo si attesta intorno alle 200 mila bottiglie.
    Nell’occasione dell’evento che li ha visti riuniti, i produttori presenti a “Nebbiolo Noblesse” hanno chiesto ai ristoratori locali di unirsi al loro progetto, inserendo all’interno delle loro carte dei vini una pagina dedicata alle bollicine di Nebbiolo con almeno sei etichette di spumante locale, mettendo inoltre a loro disposizione una logistica che gli permetterà di acquistare le bottiglie ogni volta che ne avranno bisogno. Ciò che i produttori si augurano, grazie anche allo svolgimento di questo evento, è di proseguire questa lunga tradizione legata al vino Nebbiolo, continuando a scommettere e a credere in questo nobile vitigno autoctono.

    Le aziende che hanno partecipato all’evento:

    • Antica Cascina dei Conti di Roero, Vezza d’Alba
    • Cascina Chicco, Canale
    • 460 Casina Bric, Barolo
    • Cuvage Metodo Classico, Acqui Terme
    • Erpacrife, Alba
    • Ettore Germano, Serralunga d’Alba
    • Josetta Saffirio, Monforte d’Alba
    • Luigi Giordano, Barbaresco
    • Marchisio Family, Castellinaldo
    • Maurizio Ponchione, Govone
    • Negro Angelo e figli, Monteu Roero
    • Pace, Canale
    • San Silvestro, Novello
    • Sordo Giovanni Azienda Agricola, Castiglione Falletto

     

    Le aziende del progetto Nebbione:

    • Enzo Boglietti, La Morra
    • Cascina Ballarin, La Morra
    • Rivetto dal 1902, Serralunga d’Alba
    • Conterno Franco Cascina Sciulun, Monforte d’Alba
    • Travaglini, Gattinara
    • La Kiuva, Arnad