• Murazzano e l’Alta Langa: tra boschi, vigne e leggende

    Bisogna «camminare la terra», diceva Luigi Veronelli. Camminare per conoscere, per vivere in continuo movimento e per la gioia del procedere passo dopo passo.

    Così abbiamo fatto, qualche settimana fa, con i miei figli Clara, 8 anni, e Giovanni, 7, nel borgo di Murazzano: 749 metri sul livello del mare, boschi, animali e un’imponente torre medioevale, che svetta per 33 metri sul centro abitato. Il paese è definito “scudo e chiave del Piemonte” per la sua posizione strategica. È inserito nel percorso della Strada romantica di Langhe e Roero.

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    Siete mai stati in Alta Langa?

    Io ne sono innamorata. Amo quella sensazione di selvaggio che la Langa del Barolo ha perduto. Se chiudo gli occhi, poi, mi sembra di respirare l’aria di mare. Qui nasceranno le mie nuove vigne di Chardonnay e Pinot Nero con cui produrrò la mia Alta Langa docg.

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    Insieme a Clara e Giovanni, abbiamo ripercorso come fosse una favola la storia di Murazzano.

    Anticamente il borgo era quasi solo pastorizia: qui si produce un formaggio Dop molto apprezzato che ha il nome del paese, Murazzano.  È a metà tra una robiola e una toma, prodotta in piccole quantità con latte di capra delle Langhe. È anche un presidio Slow food.

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    Esiste una leggenda su questo formaggio e l’ho raccontata ai bambini che amano le storie un po’ da brivido.

    Un giovane di Murazzano, tal Giovannino, doveva sorvegliare alcune forme di Murazzano, ma si distrasse e un grosso corvo nero ne approfittò per rubargliene alcune. Per paura dei rimproveri della mamma, Giovannino inseguì il corvo fino in una zona del cebano, nota per i raduni di streghe e diavoli.  Giovannino, stanco e affamato, decise di riposarsi in capanna. Quando entrò, trovò una sorpresa: una tavola con ogni ben di dio. Allora il giovane mangiò. All’improvviso comparve il diavolo, il quale lo accusò di avergli sottratto il pranzo e gli intimò di seguirlo all’inferno. Il giovane giocò d’astuzia e gli chiese di esaudire un suo ultimo desiderio: bere un po’ di acqua fresca di pozzo. Giunti al pozzo, il diavolo si sporse per verificare la presenza dell’acqua e Giovannino ne approfittò per buttarcelo dentro. Giovannino gli promise aiuto ma in cambio della restituzione del Murazzano rubatogli. Il corvo era il diavolo. Il che dimostra come fosse ritenuto pregiato questo formaggio, se persino il diavolo ne era goloso (fonte: DOC cheeses of Italy, pp. 71-72).

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    Murazzano è un paese vivo anche sull’enogastronomia.

    Imperdibile l’aperitivo al Cafe Gianduja (tel.  0173 798013): hanno una carta dei vini importante e ben selezionata con scelte di vitigni autoctoni, anche rari. Se volete pranzare o cenare, vi consiglio la Trattoria da Lele (tel. 0173 798016), un ristorante accogliente e famigliare e un menù rigorosamente piemontese. Si sta benissimo!

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    Finisco con un pensiero di Veronelli: “Chi cammina la terra sa che l’importante non è arrivare, ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche per ricordare e rivivere la strada percorsa”.