Identità ed eccellenza nelle Langhe
Il territorio delle Langhe piemontesi, pittoresco angolo geologico collinare a cavallo di un Piemonte che si protende verso la Liguria offrendo scenari pittorici, appartiene all’immaginario collettivo generando immediatamente immagini retoriche legate ai gusti ed ai sapori delle eccellenze locali.
Vini, oli, tartufi, piccoli frutti di bosco, nocciole di alta qualità, prodotti della pasticceria e della cioccolateria italiana: tra queste colline, nei nomi di importanti famiglie storicamente dedite alla produzione di eccellenze e tipicità di alto valore gastronomico, si sono impressi i marchi e le ricchezze, punta di un iceberg nemmeno troppo sommerso.
Al di sotto di questo smeraldino iceberg, le Langhe sono terra di cultura, identità storica, conservazione della propria tipicità, gastronomica ma anche artistica.
Un territorio che da secoli, sottovoce, mantiene inalterato il proprio contrassegno, confortevole territorio di un’Italia non ancora del tutto arresa alla globalizzazione produttiva, piuttosto, al contrario, in grado di proporre se stessa protagonista e non vittima dei mercati.
Nelle Langhe il concetto d’identità e appartenenza alla propria terra sono le cromosomiche fondamenta di persone silenti, come i colli nei quali la vita scorre con tempi moderni ma ancora legati ai tempi arcaici della qualità della vita, conseguentemente dei cibi, delle produzioni vinicole, dolciarie.
Ciò è fondamentale: se le Langhe avessero accettato i dettami moderni dell’industria rivolta allo sfruttamento ed alla completa modernizzazione dei processi, anche per questo territorio si sarebbero spalancate le porte del declino, ma la scelta di questi paesini collinari, è stata quella, piuttosto, di conservarsi nel tempo, imporsi come riferimento e non subire il millennio.
Vini, oli, tartufi, piccoli frutti di bosco, nocciole di alta qualità, prodotti della pasticceria e della cioccolateria italiana: tra queste colline, nei nomi di importanti famiglie storicamente dedite alla produzione di eccellenze e tipicità di alto valore gastronomico, si sono impressi i marchi e le ricchezze, punta di un iceberg nemmeno troppo sommerso.
Al di sotto di questo smeraldino iceberg, le Langhe sono terra di cultura, identità storica, conservazione della propria tipicità, gastronomica ma anche artistica.
Un territorio che da secoli, sottovoce, mantiene inalterato il proprio contrassegno, confortevole territorio di un’Italia non ancora del tutto arresa alla globalizzazione produttiva, piuttosto, al contrario, in grado di proporre se stessa protagonista e non vittima dei mercati.
Nelle Langhe il concetto d’identità e appartenenza alla propria terra sono le cromosomiche fondamenta di persone silenti, come i colli nei quali la vita scorre con tempi moderni ma ancora legati ai tempi arcaici della qualità della vita, conseguentemente dei cibi, delle produzioni vinicole, dolciarie.
Ciò è fondamentale: se le Langhe avessero accettato i dettami moderni dell’industria rivolta allo sfruttamento ed alla completa modernizzazione dei processi, anche per questo territorio si sarebbero spalancate le porte del declino, ma la scelta di questi paesini collinari, è stata quella, piuttosto, di conservarsi nel tempo, imporsi come riferimento e non subire il millennio.
Le Langhe, un angolo felice in cui il tempo si è fermato
Se non proprio fermato, il tempo tra i borghetti ed i villaggi langaroli ha saputo rallentare per conservare estetiche e tradizioni, concedendosi la possibilità di esistere all’interno di concetti di tempi di vita ancora legati al proprio passato, all’interno del quale mantenere elevato lo standard non solo produttivo ma esistenziale.
Se in questo millennio avanza prepotente l’esigenza di un ridimensionamento nei tempi di vita, diversi e più umani, soprattutto nelle città o nei grandi paesi, nelle Langhe questi valori non hanno mai perso la potenzialità di essere input di vita per gli abitanti di Alba, Barolo, Grinzane Cavour, Torre Bormida, Cassinasco, e per tutti quei minuscoli borghi, più o meno noti, che caratterizzano questi dolci colli ameni.
Il territorio propone i propri borghi come antichi monili incastonati in un pavet dai mille toni del verde e dell’ocra, su e giù per i colli, tra strade silenti e viottoli nel quale è ancora possibile ascoltare e non parlare, tra i richiami di allodole ed usignoli, luoghi nei quali la splendida upupa è ancora visibile senza troppa difficoltà se non la voglia di ricercarla ed ammirarla.
In questa atmosfera sospesa tra fiaba e realtà (meravigliosi i colori dell’autunno nelle mille tonalità graduate tra il rosso, i gialli, gli ocra ed i verdi che si smorzano con l’approssimarsi dell’autunno) la vita scorre con ritmi ancora umani ed il tessuto sociale per molti aspetti mantiene salde le annuali occasioni d’incontro nelle sagre e nelle fiere, spesso tematiche, a volte curiose, veri musei anche gastronomici di una cultura arcaica nei sapori.
Se in questo millennio avanza prepotente l’esigenza di un ridimensionamento nei tempi di vita, diversi e più umani, soprattutto nelle città o nei grandi paesi, nelle Langhe questi valori non hanno mai perso la potenzialità di essere input di vita per gli abitanti di Alba, Barolo, Grinzane Cavour, Torre Bormida, Cassinasco, e per tutti quei minuscoli borghi, più o meno noti, che caratterizzano questi dolci colli ameni.
Il territorio propone i propri borghi come antichi monili incastonati in un pavet dai mille toni del verde e dell’ocra, su e giù per i colli, tra strade silenti e viottoli nel quale è ancora possibile ascoltare e non parlare, tra i richiami di allodole ed usignoli, luoghi nei quali la splendida upupa è ancora visibile senza troppa difficoltà se non la voglia di ricercarla ed ammirarla.
In questa atmosfera sospesa tra fiaba e realtà (meravigliosi i colori dell’autunno nelle mille tonalità graduate tra il rosso, i gialli, gli ocra ed i verdi che si smorzano con l’approssimarsi dell’autunno) la vita scorre con ritmi ancora umani ed il tessuto sociale per molti aspetti mantiene salde le annuali occasioni d’incontro nelle sagre e nelle fiere, spesso tematiche, a volte curiose, veri musei anche gastronomici di una cultura arcaica nei sapori.
Sulla strada del Barolo e del tartufo
Proprio nei mesi della vendemmia i colori nelle vigne esplodono la bellezza cromatica di una natura gentile e fiabesca: tra le ordinate righe dei filari dei vini, i boschetti ai margini invitano al passeggio tra i dolci sentieri che collegano i borghi al di fuori delle carreggiate principali.
Proprio in quei borghi, ogni anno, migliaia di persone ‘subiscono’ il richiamo di sagre e inviti alle degustazioni ed alle visite nelle aziende, tra certezze gastronomiche e scoperte di prodotti davvero appartenenti all’archeogastronomia, un lascito importante da non dimenticare.
Al cospetto di Sua Maestà il Tartufo bianco d’Alba, l’incontro annuale è proprio nel periodo in cui il profumo di questo finto tubero si esalta rendendo al massimo il piacere olfattivo: nel Cortile della Maddalena della cittadina eletta capitale delle Langhe, Alba, migliaia di compratori, turisti, langaroli, si radunano per assistere agli spettacoli, degustando le eccellenze locali, soprattutto vinicole, ma è ‘re Tartufo’ a calamitare l’attenzione soprattutto sui banchi nei quali sono esposti i vincitori, i pezzi da novanta dell’anno.
Più costosi di alcuni diamanti, questi particolari funghi del genere ‘tuber’, sono assoluti ambasciatori nel mondo di tipicità, non solo della Langhe ma di tutta l’Italia delle eccellenze.
Se in autunno il re Tartufo è al centro dell’interesse mondiale che nel cuore di Alba palpita in fantasie culinarie e commerci di stampo antico, la primavera vede esposti, ed al centro dell’attenzione, gli altri regnanti della zona: i Vini.
Vinum è la rassegna dedicata soprattutto alla grande Enoteca delle Langhe e del Roero, corretta definizione di questa regione. Nell’autunno precedente vendemmia e mostatura, hanno focalizzato l’attività vinicola nei campi e nelle aziende: la primavera è il momento dell’esposizione, degli accordi commerciali, della scommessa su quali vini puntare sull’annata aggiudicandosi quei vini, i quali, invecchiati nel tempo, diverranno ulteriori gioielli da custodire nelle più pregiate e raffinate cantine del mondo.
Sua maestà il Barolo si propone ogni anno a fianco di altri vitigni leggendari e rinomati come il Barbaresco, il Moscato, il Barbera (o se lo volete chiamare nelle terminologia piemontesi ‘la Barbera’), così come il rarissimo e rinomato Erbaluce, vino particolare dalle note olfattive di legno ed agrume.
In questo trionfo di profumi la cucina langarola danza al fianco dei suoi vini con piatti dal sapore deciso (per poter tenere testa al carattere di quei vini schietti ed aromatici).
Non solo tartufo ma anche formaggi, a pasta molle come le gustose tome, oppure invecchiati per aumentarne consistenza e sapore, ideali se accompagnati dai mieli locali, soprattutto di tiglio e castagno, o dalle marmellate di frutti di bosco, i piccoli frutti di cui le Langhe è ta i maggiori produttori.
Agnolotti, bolliti, gran fritti misti e la classica bagna cauda (o caoda), sono espressione di una cucina antica e tradizionale che sopravvive con impeto, grazie alla sua peculiare qualità, in questo millennio rivolto alle fusioni culinarie. La tradizione vince sempre ed alla fine di un pasto così appagante non possono mancare i prodotti della pasticceria piemontese, elaborata o semplice.
D’altronde cacao e nocciole tritate, zucchero e grassi amalgamati assieme, dalle Langhe a tutto il mondo hanno una sola parola.
Indovinate quale…
Proprio in quei borghi, ogni anno, migliaia di persone ‘subiscono’ il richiamo di sagre e inviti alle degustazioni ed alle visite nelle aziende, tra certezze gastronomiche e scoperte di prodotti davvero appartenenti all’archeogastronomia, un lascito importante da non dimenticare.
Al cospetto di Sua Maestà il Tartufo bianco d’Alba, l’incontro annuale è proprio nel periodo in cui il profumo di questo finto tubero si esalta rendendo al massimo il piacere olfattivo: nel Cortile della Maddalena della cittadina eletta capitale delle Langhe, Alba, migliaia di compratori, turisti, langaroli, si radunano per assistere agli spettacoli, degustando le eccellenze locali, soprattutto vinicole, ma è ‘re Tartufo’ a calamitare l’attenzione soprattutto sui banchi nei quali sono esposti i vincitori, i pezzi da novanta dell’anno.
Più costosi di alcuni diamanti, questi particolari funghi del genere ‘tuber’, sono assoluti ambasciatori nel mondo di tipicità, non solo della Langhe ma di tutta l’Italia delle eccellenze.
Se in autunno il re Tartufo è al centro dell’interesse mondiale che nel cuore di Alba palpita in fantasie culinarie e commerci di stampo antico, la primavera vede esposti, ed al centro dell’attenzione, gli altri regnanti della zona: i Vini.
Vinum è la rassegna dedicata soprattutto alla grande Enoteca delle Langhe e del Roero, corretta definizione di questa regione. Nell’autunno precedente vendemmia e mostatura, hanno focalizzato l’attività vinicola nei campi e nelle aziende: la primavera è il momento dell’esposizione, degli accordi commerciali, della scommessa su quali vini puntare sull’annata aggiudicandosi quei vini, i quali, invecchiati nel tempo, diverranno ulteriori gioielli da custodire nelle più pregiate e raffinate cantine del mondo.
Sua maestà il Barolo si propone ogni anno a fianco di altri vitigni leggendari e rinomati come il Barbaresco, il Moscato, il Barbera (o se lo volete chiamare nelle terminologia piemontesi ‘la Barbera’), così come il rarissimo e rinomato Erbaluce, vino particolare dalle note olfattive di legno ed agrume.
In questo trionfo di profumi la cucina langarola danza al fianco dei suoi vini con piatti dal sapore deciso (per poter tenere testa al carattere di quei vini schietti ed aromatici).
Non solo tartufo ma anche formaggi, a pasta molle come le gustose tome, oppure invecchiati per aumentarne consistenza e sapore, ideali se accompagnati dai mieli locali, soprattutto di tiglio e castagno, o dalle marmellate di frutti di bosco, i piccoli frutti di cui le Langhe è ta i maggiori produttori.
Agnolotti, bolliti, gran fritti misti e la classica bagna cauda (o caoda), sono espressione di una cucina antica e tradizionale che sopravvive con impeto, grazie alla sua peculiare qualità, in questo millennio rivolto alle fusioni culinarie. La tradizione vince sempre ed alla fine di un pasto così appagante non possono mancare i prodotti della pasticceria piemontese, elaborata o semplice.
D’altronde cacao e nocciole tritate, zucchero e grassi amalgamati assieme, dalle Langhe a tutto il mondo hanno una sola parola.
Indovinate quale…